In questa articolo, esploreremo la tassazione dei tartufi e come il Governo Conte abbia abbassato l’aliquota IVA al 5% e quale impatto abbia avuto su questa industria.
Nel mondo dell’enogastronomia italiana, i tartufi sono sempre stati considerati un vero tesoro culinario. Ogni appassionato di cucina sa che il loro sapore unico e prelibato può trasformare un semplice piatto in un’esperienza gastronomica straordinaria. Tuttavia, il prezzo dei tartufi è stato a lungo influenzato dalla tassazione, e in passato, l’IVA elevata ha fatto sì che questi gioielli culinari fossero meno accessibili al grande pubblico.
Una Breve Storia di Tassazione sui Tartufi
Prima del 2016, i tartufi in Italia erano soggetti a un’aliquota IVA del 22%, rendendo il loro acquisto un lusso riservato a pochi. Tuttavia, il governo dell’epoca, guidato da Matteo Renzi, introdusse un cambiamento significativo abbassando l’aliquota IVA al 10%, rendendo i tartufi più accessibili ai consumatori italiani. Questa norma entrò in vigore il 1° gennaio 2017, ma sotto il governo di Giuseppe Conte, c’è un ulteriore taglio delle tasse per il tartufo fresco o refrigerato.
Il Governo Conte e la Rivoluzione Fiscale sui Tartufi
Nella prima Legge di Bilancio sotto il governo di Giuseppe Conte, è stata annunciata una notizia che ha fatto gioire gli operatori del settore e gli appassionati di tartufo: l’IVA sui tartufi è stata ulteriormente ridotta al 5%. Tuttavia, è importante notare che questa nuova aliquota si applica solo ai tartufi freschi o refrigerati, mentre per i prodotti lavorati come creme, sughi a base di tartufo e olio tartufato, l’IVA rimane al 10%.
La decisione di abbassare l’IVA sui tartufi è stata accolta con favore da molti esperti del settore, ma cosa ha portato il governo a prendere questa decisione? In gran parte, la riduzione delle tasse sui tartufi è stata motivata dalla necessità di ridurre il fenomeno dell’evasione fiscale e dell’elusione fiscale che ha caratterizzato l’industria del tartufo. Secondo il professor Enrico Vidale dell’Università di Padova, che ha guidato il team di lavoro che ha redatto questa norma, nonostante l’obbligo di tracciabilità, l’80% della filiera dei tartufi è operante in “nero”. L’abbassamento dell’aliquota IVA al 5% dovrebbe incentivare gli operatori del settore a dichiarare correttamente i loro guadagni, contribuendo così a combattere l’evasione fiscale.
Con l’abbassamento dell’aliquota iva al 5% gli operatori di settore saranno incentivati a dichiarare correttamente quanto hanno guadagnato. E diminuirà il fenomeno che consiste nel vendere i tartufi italiani come made in Bulgaria o made in Romania pur di non pagare l’Iva da beni di lusso“ raggirando e truffando il consumatore.
Inoltre, la decisione del governo ha anche l’obiettivo di allineare la tassazione sui tartufi al livello degli altri paesi europei. La Commissione Europea aveva infatti chiesto all’Italia di adeguare la sua tassazione dei tartufi alle normative europee, su sollecitazione di europarlamentari italiani.
L’abbassamento dell’iva sul tartufo nasce con una battaglia intrapresa dall’eurodeputato Alberto Cirio (della Lega) che afferma:
“Si chiude un percorso cominciato due anni fa con una denuncia alla Commissione europea per quello che era, a tutti gli effetti, un “autogol” per uno dei prodotti simbolo dell’enogastronomia italiana. L’Europa aveva accolto il nostro appello e minacciato una procedura d’infrazione nel caso in cui l’Italia non si fosse adeguata agli altri paesi Ue dove è possibile trovare il tartufo.
Un primo risultato alla nostra battaglia era stato ottenuto due anni fa con l’abbassamento dell’Iva dal 22% al 10%, adesso finalmente si chiude il cerchio. Un ringraziamento all’attuale governo per aver adottato una decisione che il governo precedente, nonostante le promesse, non aveva mai assunto ed in particolare al senatore Bergesio per l’impegno profuso in commissione agricoltura.
È stato fatto un ottimo lavoro di squadra, di cui il merito va anche all’avvocato Ponzio di Alba che ha curato gli aspetti giuridici della petizione con cui abbiamo rivendicato la tutela del tartufo italiano”
Questa mossa mira a garantire una maggiore coerenza fiscale nell’Unione Europea e a evitare che i tartufi italiani vengano venduti come prodotti di altri paesi al fine di evitare l’IVA sui beni di lusso.
Conclusioni
L’abbassamento dell’aliquota IVA al 5% per i tartufi freschi o refrigerati è una notizia positiva sia per gli operatori del settore che per gli amanti della cucina italiana. Questa mossa dovrebbe incoraggiare una maggiore trasparenza fiscale nell’industria del tartufo e consentire all’Italia di adeguarsi alle normative europee. Tuttavia, è importante notare che i prodotti lavorati a base di tartufo continuano a essere soggetti all’IVA al 10%. Questo cambiamento fiscale segna un importante passo avanti per l’industria dei tartufi in Italia e offre una nuova opportunità per godere di questi prelibati ingredienti culinari senza dover affrontare oneri fiscali eccessivi.
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