bismetiltiometano

Scopri il segreto del bismetiltiometano: un nemico nascosto nel tuo pasto

Una serata come tante altre, in cui la fame e la voglia di evitare i fornelli sono al massimo. È l’ora di decidere: uscire o restare a casa? Il clima ancora mite, l’idea di cenare all’aperto sembra allettante. Dopo una breve riflessione, optiamo per il solito posto delle nostre zone, con quel cameriere dal sorriso contagioso che ci fa sentire subito a casa. Una bottiglia di Lugana accompagna la serata in modo perfetto, rendendo ogni sorso un momento di piacere.

Tralasciamo i primi, e per educazione, essendo in compagnia optiamo per uno “scontato” antipasto di tagliere di salumi e vari formaggi. Il servizio è veloce e i salumi sono tagliati con cura, mentre i formaggi la sorpresa si annuncia: si, c’è proprio lui, il bismetiltiometano!

Essendo un esperto di tartufi devo assolutamente mettere alla conoscenza il pubblico consumatore perché siamo perseguitati da questa sostanza chimica, che purtroppo gironzolando da molti anni per ristoranti, negozi di ghiottonerie e affini, mi ritrovo troppo, ma davvero troppo spesso tra i piedi il bismetiltiometano.

Quando il tagliere di formaggi arriva al tavolo, la mia attenzione viene immediatamente catturata da un paio di fettine di scamorza “impasticciata” di tartufo. Fosse stato un tartufo senza “trucchi” potrebbero essere stata un’aggiunta ben accolta, invece era che nella malcapitata scamorza, era triturato un modesto Scorzone (Tartufo nero estivo, nome scientifico Tuber aestivum) con la solita dose di bismetiltiometano, con conseguente allagamento olfattivo di aroma “mistificato” percepibile da più di 4 metri di distanza!

È stato trattato con una generosa dose di bismetiltiometano, che ha trasformato il suo aroma in qualcosa di artificiale e penetrante.
L’esperienza sensoriale che ne deriva è sorprendente: l’olfatto viene travolto da un profumo che, anziché invitare all’assaggio, mette in guardia dal suo carattere forzato. È un momento in cui ci si rende conto di quanto la manipolazione degli ingredienti possa influenzare l’esperienza culinaria di persone che non hanno conoscenza.

Dopo aver assaggiato una piccola porzione di scamorza “travestita” dal bismetiltiometano, la delusione è inevitabile. Decidevo quindi di lasciarla nel piatto, preferendo non rovinare ulteriormente l’esperienza culinaria della serata. Fortunatamente, il vino Lugana si dimostra un fedele compagno, regalando un piacevole retrogusto che rianima il palato.

Nonostante l’incidente con la scamorza tartufata, decido di non lasciare che ciò influenzi il resto della cena. Con uno spirito positivo, continuo a esplorare il menù, sperando di trovare altre delizie che possano compensare questa piccola delusione.

Guardando indietro a questa esperienza culinaria, mi rendo conto che il problema principale risiede nell’atteggiamento e nelle azioni dei ristoratori. È innegabile che una grande percentuale dei clienti, se non addirittura il 99%, richieda e apprezzi le “mistificazioni alimentari” come quella incontrata durante la cena. Questo fenomeno riflette una realtà più ampia: nonostante i tanti stereotipi sul nostro “gusto innato” come italiani, in realtà la gente comune sia a casa o al ristorante mangia male, per non dire malissimo, spesso si trova a fare esperienze culinarie deludenti.

Le ragioni dietro questo scenario sono molteplici. In primo luogo, viviamo in una nazione di 57 milioni di “allenatori della nazionale di calcio”, che spesso si trasformano anche in 57 milioni di “critici gastronomici” per causa del diluvio dii televisione dedicata al cibo. Questo atteggiamento critico, sebbene possa derivare da una passione genuina per il cibo, talvolta ci porta a credere in quello che vogliamo sentire anziché adottare un approccio razionale e sereno alla gastronomia.

In definitiva, ciò che emerge è la necessità di una maggiore consapevolezza e apprezzamento per la vera cucina italiana, basata sulla qualità degli ingredienti e sulla maestria nella loro preparazione. Solo così potremo trasformare le nostre esperienze culinarie in autentiche celebrazioni del gusto.

In questo contesto di diffusa carenza di autentica cultura culinaria e di conoscenza approfondita dei prodotti alimentari VERI.

Dopo aver analizzato, empiricamente durante le mie visite nei ristoranti e trattorie, ho concluso che molti, se non la maggior parte, dei ristoratori mostrano lacune nella gestione del loro lavoro con la dovuta professionalità.

Molti di loro possono essere considerati esperti nell’organizzazione efficiente della cucina e nell’offrire una vasta selezione di prodotti esotici provenienti da ogni angolo del mondo. Possono vantare locali eleganti e una carta dei vini ben curata. Tuttavia, nonostante i loro sforzi, molti di loro presentano delle lacune evidenti nel loro mestiere.

Questi “buchi” sono evidenti soprattutto nella scelta dei prodotti e dei condimenti, che spesso risultano essere eccessivamente manipolati. Questo si riflette anche nella diffusa pratica di servire formaggi e oli “arricchiti” con tartufi, spesso di qualità discutibile, i quali compromettono l’esperienza culinaria con gli aromi chimici ed eccessivi.

Tornando alla questione del tanto discusso bismetiltiometano, le righe precedenti offrono una possibile spiegazione al perché molti formaggi, talvolta di ottima qualità, siano sopraffatti e compromessi dal suo aroma eccessivo. Tuttavia, il problema più grave risiede nei ristoratori che, pur essendo consapevoli dei prodotti autentici e di qualità, scelgono deliberatamente di proporre ai clienti alimenti manipolati, mirando esclusivamente a una presentazione di facciata.

Una chiara illustrazione di questo atteggiamento mi è stata fornita recentemente da un giovane e ambizioso cuoco, spesso ospite nei programmi televisivi locali dedicati al mondo culinario. Questo giovane chef, desideroso di emergere nel mondo della “grande cucina”, ha preparato per me un piatto in cui il bismetiltiometano dominava il gusto, soffocando completamente gli altri sapori. Interrogato in merito, ha risposto con convinzione:

“Sì, è vero, so bene che l’olio e il tartufo presenti nel piatto sono già aromatizzati dal produttore con aromi vari”,

ha ammesso con franchezza il giovane chef.

Ma sai com’è… se creo un piatto dichiarando la presenza di tartufo e questo non emana abbastanza il suo caratteristico profumo, i clienti restano delusi. In alcuni casi mi hanno persino accusato di aver cercato di risparmiare utilizzando tartufi di qualità inferiore… così, senza dover spendere una fortuna per un Tartufo Bianco pregiato o, ancor meglio, un Tartufo Nero Pregiato fresco di qualità, riesco a soddisfare tutti!”

Ha concluso con un sorriso compiaciuto.

“Ma non sono l’unico a operare in questo modo: siamo in tanti!”

Già, lo so bene. La richiesta del pubblico consumatore di avere il tartufo nel piatto è diffusa, anche se spesso non si comprendono appieno le varie varietà disponibili in stagione e il loro valore. Ecco dove entra in gioco il ristoratore che, per primeggiare, inserisce nel menù diciture generiche come “con tartufo” o “con tartufo nero”. Ma cosa vi stanno effettivamente proponendo?

È un diritto del consumatore non essere ingannato e, soprattutto, è essenziale che abbia accesso alla conoscenza per non cadere in queste situazioni fuorvianti. Una delle mie missioni è proprio quella di fornire informazioni, insegnamenti, conoscenze ed educazione attraverso seminari che tengo personalmente. Su questo mio sito web, nella sezione EVENTI, puoi prenotare la tua partecipazione a SCOPRI I SEGRETI DEL TARTUFO.

La cucina italiana può sembrare in difficoltà, ma fortunatamente ci sono molti chef che svolgono il proprio lavoro con passione, competenza genuina e onestà, dando speranza per un futuro culinario più trasparente e gratificante.

Vuoi sapere di più sul bismetiltiometano?

Ma cosa si nasconde dietro questa scoperta? Continua a seguirci con i precedenti articoli inerenti al bismetiltiometano che ti elenco qui a seguire.

Olio al tartufo non esiste!

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