Se ti stai chiedendo cosa sia esattamente il Bismetiltiometano, beh, permettimi di spiegartelo in modo semplice: è l’aroma artificiale di tartufo.
Ma attenzione, non è così artificiale come potresti pensare. Questo composto chimico, derivato dal petrolio, si trova anche naturalmente nei tartufi, insieme ad altri aromi, sebbene in quantità variabili. Addirittura, puoi trovarlo anche nella testa dei gamberi. Un dettaglio curioso, vero?
La mia ossessione per il Bismetiltiometano ha radici profonde. Ogni volta che si parla di tartufo, soprattutto nei contesti meno “alto livello”, questo composto entra in gioco senza tregua. E ti confido un segreto: mi sta sulle scatole!
Troppi, ma davvero troppi tartufi e prodotti derivati, per essere più graditi e apprezzati dal pubblico continuano a essere irrorati oltre il limite della decenza di questo composto. Meglio dire truffa al consumatore.
Nel corso del secondo millennio dell’era comune, il panorama dei locali che offrono cibo e bevande si è notevolmente ampliato. Tuttavia, purtroppo devo constatare che molti di questi non riescono più a distinguersi e si sforzano di trovare nuove identità per evitare di essere classificati semplicemente come ristoranti.
Il settore della ristorazione e ambiti correlati, spesso non è gestito da veri professionisti. Dobbiamo essere sinceri: la buona volontà e l’entusiasmo da soli non sono sufficienti. Nemmeno un’elegante identità visiva aziendale, magari progettata da un rinomato architetto, è garanzia di successo. È fondamentale avere competenze specifiche del settore della ristorazione per poter operare con successo.
La mia conoscenza nel mondo del tartufo mi ha portato a rifiutare pietanze “con tartufo” dai ristoratori e dai prodotti “al tartufo” in commercio. Ci sono delle occasioni rare che mi spingo nuovamente a verificare e mettere alla prova questi locali “della ristorazione” che io chiamo commercianti. Recentemente, ho vissuto un’esperienza culinaria che mi ha fatto riflettere seriamente sull’abuso di questo ingrediente, ed è per questo che mi impegno a divulgare la conoscenza degli aromi al tartufo artificiali. Era una serata tranquilla, alla ricerca di un posto nuovo dove mangiare, e ci siamo imbattuti in un locale appena aperto, dalla proposta un po’ indefinita. Ma nulla di eccezionale, solo il solito mix di cibi e bevande.
Il cibo era decente: panini con salumi e formaggi di qualità, birre artigianali che scorrevano bene e un servizio che, nonostante qualche sbadiglio, funzionava. Tuttavia, c’era qualcosa che non andava.
Il momento critico è arrivato con un semplice tagliere di formaggi. La ricotta, in teoria una delizia, era stata resa insopportabile dall’eccesso di Bismetiltiometano. Un odore di “tartufo” così forte da poterlo sentire a metri di distanza. E il miele al tartufo che lo accompagnava era altrettanto disgustoso, coprendo ogni traccia del suo sapore originale.
Nemmeno utilizzando un etto di un autentico Tartufo bianco pregiato si riesce a ottenere lo stesso impatto olfattivo.
Non prendeteci per i fondelli!
Guardando dall’esterno, ciò che spicca nella ricotta è un normale Tuber Aestivum Vittadini, conosciuto anche come Scorzone, un modesto fungo ipogeo che, anche al culmine del suo periodo di massima fragranza in estate, non dovrebbe mai emanare un odore così sconcertante.
La vera e propria catastrofe olfattiva, arriva con il miele al tartufo
Ribadendo il mio diritto, garantito dall’articolo 21 della nostra costituzione, di esprimere liberamente la mia opinione, affermo senza mezzi termini che il miele al tartufo non dovrebbe neanche esistere. Basta e avanza. Le mie motivazioni? Beh, immagina di degustare un eccellente vino mettendolo nella minestra. È praticamente un insulto ai sensi, una catastrofe olfattiva totale.
Partiamo dal fatto che il miele, come l’olio d’oliva, ha la fortuna di essere già dotato da madre natura di un complesso di aromi e sapori che non ha bisogno di miglioramenti. Ci sono letteralmente centinaia di varietà di miele in circolazione, ognuna con le sue caratteristiche distintive di profumo e gusto. È un vero piacere per i sensi, un vero e proprio allenamento gustativo.
Lo stesso vale anche per l’olio d’oliva. Se chiedi a un assaggiatore di olio professionista, ti parlerà con entusiasmo del piacere sottile di distinguere i vari sapori e aromi presenti nell’olio…
Mi chiedo: perché rovinare ottimi oli e mieli con questo composto? Perché mascherare sapori genuini con un’aggiunta così invasiva? E soprattutto, perché continuiamo a premiare locali che si comportano in questo modo disonesto?
Il problema non è solo etico, ma anche gustativo. Questo abuso sensoriale toglie valore alla vera qualità degli ingredienti, sostituendola con una maschera di artificialità e inganno.
Usate la parola giusta, oli e mieli di alta qualità con il Bismetiltiometano (non tartufo…), solo per poi nasconderlo dietro l’etichetta “aromi“, scritta in caratteri così piccoli da risultare quasi illeggibile? Oppure, la sempre più rara menzione “aromi di xxxx”?
Eppure… sia in questo locale non ben definito, così come in altri, questa pratica continua a perpetuarsi, spesso ignorata sia dai clienti che, più grave ancora, da chi gestisce il locale, troppo spesso ignaro di ciò che effettivamente viene servito sulle tavole (o nei taglieri…).
Tornando alla serata in questione, il miele al tartufo che accompagna i formaggi era semplicemente insopportabile, una vera e propria catastrofe olfattiva, così intensamente pervaso da un (pseudo) aroma di tartufo che copriva persino il gusto del miele. In bocca, regnava solo il caos, un sentore finto-tartufato così pervasivo da sopraffare ogni altra percezione, anche quella gustativa del miele.
Che triste la mancanza di professionalità da parte di coloro che gestiscono questi locali, e ancora più triste è vedere i clienti che, con la loro presenza, premiano tali locali.
In conclusione, il Bismetiltiometano è diventato la mia piccola ossessione, una lotta contro l’indifferenza generale di chi gestisce i locali e dei clienti stessi. È tempo di smascherare questa pratica e riportare autenticità nei nostri piatti.
Ma voglio approfondire ulteriormente questa questione. Non è solo una questione di gusto, ma anche di salute. L’uso eccessivo di questo composto chimico potrebbe avere conseguenze negative sulla nostra salute. E non dimentichiamo l’aspetto ambientale: l’estrazione e la produzione di Bismetiltiometano possono avere un impatto significativo sull’ecosistema.
Inoltre, c’è da considerare l’aspetto economico. I consumatori meritano di ottenere ciò per cui pagano: cibo di qualità, genuino e privo di trucchi e imbrogli. L’industria alimentare non dovrebbe trarre profitto dall’inganno dei consumatori, ma dovrebbe invece promuovere la trasparenza e la qualità.
E non dimentichiamo il ruolo dell’istruzione e della consapevolezza. I consumatori devono essere informati sugli ingredienti presenti nei loro cibi e devono essere in grado di fare scelte informate. I gestori dei locali alimentari, d’altro canto, devono essere responsabili e consapevoli dell’impatto delle loro scelte sugli altri.
In breve, l’abuso dell’utilizzo del Bismetiltiometano è un problema complesso che va oltre il semplice aspetto del gusto. È una questione di salute, ambiente, economia e trasparenza. Ed è tempo di affrontarlo seriamente, per garantire un futuro migliore per tutti noi.
0 commenti