Sapevi che la tradizione italiana della cerca e della cavatura del tartufo ha ricevuto il riconoscimento del patrimonio dell’Unesco?
Il riconoscimento ufficiale è arrivato a seguito della presentazione ufficiale della candidatura presentata dalla Farnesina nel marzo 2020, ma rappresenta l’esito finale di un processo iniziato nel 2012 con l’istanza delle associazioni dei tartufai ai ministeri della Cultura e dell’Agricoltura. La decisione è stata comunicata il 16 dicembre del 2021 a seguito del pronunciamento del Comitato intergovernativo Unesco, fa sapere una nota.
C’è da precisare che entrare a far parte della lista del Patrimonio Culturale Immateriale, in realtà, è l’arte stessa di cercare l’oro dei boschi. Vengono riconosciuti i gesti, le pratiche, i segreti sussurrati tra generazioni, per non far inciampare nell’oblio una tradizione millenaria.
L’arte della ricerca del tartufo coinvolge in Italia una rete nazionale composta da circa 73 mila detentori e praticanti, chiamati tartufai, riuniti in 45 gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani (FNATI), da singoli tartufai non riuniti in associazioni per un totale di circa 44.600 unità e da altre 12 Associazioni di tartufai che insieme all’Associazione Nazionale Città del Tartufo (ANCT) coinvolgono circa 20.000 liberi cercatori e cavatori.
Una vasta comunità, distribuita nei diversi territori regionali italiani, in un rapporto armonico tra la coppia cavatore-cane e il cavatore e la natura che è alla base della trasmissione di conoscenze e tecniche legate alla cerca e cavatura individuate come una pratica sostenibile. In ambito famigliare è ancora il tartufaio più anziano, nonno o padre, che insegna alle nuove generazioni i segreti, gli accorgimenti, i luoghi e le tecniche della cerca e della cavatura.
I territori battuti dai ricercatori sono vastissimi, dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio, Calabria e Lombardia. La ricerca dei tartufi svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore.
Cerca e cavatura del tartufo in Italia rappresentano un patrimonio culturale immateriale di conoscenze e pratiche tramandate oralmente per secoli che caratterizzano la vita rurale dei tartufai nei territori tartufigeni italiani. Un patrimonio di conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema. Una tradizione antica che racconta di una pratica che accomuna l’Italia dal Nord al Sud declinata secondo l’identità culturale locale, tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale e tutela del territorio.
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