La micorizza o anche chiamata simbiosi micorrizica

La Micorriza o anche chiamata simbiosi micorrizica

YouTube video

 

La produzione dei corpi fruttiferi ipogei dei tartufi è legata alla realizzazione di una particolare associazione fra il micelio del fungo e le radici di alcuni alberi: la micorriza o anche chiamata simbiosi micorrizica.

La simbiosi micorrizica venne osservata per la prima volta da un italiano ma fu dovuta a un tedesco la scoperta della funzione simbiotica di queste particolari strutture a cui dette il nome di “micorrize” (“micos” = fungo e “rhiza” = radice).

Il fenomeno della micorriza non è una prerogativa solo dei tartufi, in quanto tantissimi altri funghi sono micorrizici nei confronti di piante diverse.

Sulla base delle caratteristiche morfologiche e anatomiche le micorrize vengono suddivise in tre grandi gruppi:

  • le ectomicorrize,
  • le endomicorrize,
  • e ectoendomicorrize.

I tartufi unendosi alle radici delle piante, originano unicamente ectomicorrize, per cui verranno di seguito illustrate con maggior dettaglio solo le micorrize di questo tipo.

Caratteristiche generali delle ectomicorrize

Le radici interessate dalle ectomicorrize sono le radici secondarie, quelle più corte, normalmente dotate di peli radicali, che hanno la funzione principale di assorbire le sostanze nutritive dal terreno.

Tutta la superficie delle radichette è coinvolta nel processo di micorrizazione; quando la colonizzazione fungina è completata, le radici ectomicorrizate si riconoscono perché prive di peli radicali che vengono sostituiti, nella loro funzione dal denso feltro miceliare. L’apice inoltre non ha più il tipico aspetto allungato e appuntito,ma appare rigonfio e rotondeggiante, a forma di clava.

Osservando la sezione di una ectomicorriza al microscopio ottico appare ben visibile la microclena e la sua prosecuzione interna, il reticolo di Hanting. La microclena costituita da più strati di ife può variare di spessore, tessitura e colore a seconda della specie ospite, della natura del fungo simbionte, delle condizioni ambientali e dall’età della micorriza stessa.

Le ife degli strati esterni sono prive di citoplasma e ricche di materiale tannico, quelle degli strati più profondi contengono materiale di riserva e citoplasma ridotto a una sottile striscia. Il reticolo di Hanting invece è costituito da ife vive a diretto contatto con le cellule della radice; il passaggio degli elementi tra ife fungine e cellule radicali avviene attraverso le rispettive pareti giustapposte.

Ciclo vegetativo delle ectomicorrize

In natura le micorrize dei tartufi presentano un loro ciclo vegetativo, in relazione al ciclo biologico della pianta simbionte. In primavera le micorrize sono sede di intensa attività metabolica, in questa stagione dalle micorrize si sviluppano nuove ife che vanno a colonizzare sia il suolo circostante, sia le nuove radichette emesse nel frattempo dall’apparato radicale.

Durante tutta l’estate l’attività di accrescimento e di ingrossamento delle micorrize continua con ritmi alterni a seconda delle condizioni idriche del terreno. In autunno in seguito alla riduzione e al blocco della fotosintesi clorofilliana, il micelio arresta il suo sviluppo esclusivamente vegetativo e passa alla formazione del corpo fruttifero.

Funzioni e utilità della simbiosi micorrizica

Le micorrize rappresentano una tappa fondamentale del ciclo biologico del tartufo, ma non solo rappresentano anche un vantaggio per la pianta. Infatti le micorrize assicurano un migliore assunzione dell’acqua e degli elementi minerali del terreno, in particolare quelli meno nobili. La micorrizazione permette una migliore assunzione di;

  • fosforo,
  • azoto,
  • potassio,
  • zinco,
  • zolfo,
  • rame.

In particolare le piante micorrizate assumono da tre a nove volte più fosforo e da due a sei volte più azoto delle piante non micorrizate. Tale effetto è dovuto sia all’accresciuta superficie assorbente dell’apparato radicale sia a un aumento del numero e delle dimensioni degli apici radicali.

I funghi micorrizici hanno una importanza notevole nel riciclo degli elementi nutritivi in bosco. La fitta rete di micelio, invadendo il suolo e la lettiera, vi preleva gli elementi nutritivi che trasferisce direttamente alla pianta, riducendo al minimo il pericolo di perdite per percolazione.

Le piante micorrizate con tartufo, o piante tartufigene, sono avvantaggiate anche dal fatto che le loro radici appaiono non solo più longeve ma anche più resistenti sia alle situazioni avverse che, soprattutto, ad alcuni patogeni radicali.

Infatti da un lato la micorriza costituisce una barriera fisica alla penetrazione di tali patogeni e dall’altro le stesse radici micorrizate sono in grado di secernere alcuni antibiotici che inibiscono in maniera selettiva i patogeni radicali.

 

0 commenti

Ultimi articoli e ricette

Iscriviti alla Newsletter pregiata e ricevi lo sconto del 10% sul tuo prossimo ordine.

Apri Whatsapp
1
???? Hai bisogno di assistenza?
Ciao????
Come possiamo aiutarti?