Legge tartufi 752/1985 vediamo cosa dice la normativa. In Italia, la raccolta del tartufo è una pratica radicata nella tradizione gastronomica, ma è anche un tema di grande rilevanza in termini di conservazione e gestione del territorio. La normativa che regola la raccolta, la coltivazione e il commercio dei tartufi è stata oggetto di attenzione e dibattito nel corso degli anni. In questo articolo, esploreremo la legge italiana sulla salvaguardia del raccolto di tartufi e la sua relazione con la tradizione di ricerca libera.
La legge 752/1985: normativa chiave sulla raccolta dei tartufi in Italia
La legge nazionale del 16 dicembre 1985, n. 752, rappresenta una pietra miliare nella regolamentazione della raccolta dei tartufi in Italia. L’articolo 3 di questa legge stabilisce diverse disposizioni fondamentali:
- Raccolta libera nei boschi e negli incolti: La raccolta dei tartufi è libera nei boschi e nei terreni non coltivati. Ciò significa che i tartufi possono essere cercati e raccolti senza restrizioni in queste aree.
- Diritto di riservare la raccolta: Tuttavia, chiunque gestisca una tartufaia coltivata o controllata ha il diritto di riservarsi la raccolta dei tartufi prodotti in tali aree. Questo diritto si estende a tutti i tartufi, a prescindere dalla specie, purché siano chiaramente delimitate le tartufaie con apposite tabelle.
- Definizione di tartufaie controllate e coltivate: La legge distingue tra tartufaie controllate, che sono tartufaie naturali migliorate e incrementate attraverso la messa a dimora di piante tartufigene, e tartufaie coltivate, che sono impiantate ex novo.
La tradizione di raccolta libera e la contestazione del riconoscimento
A differenza di molti altri Paesi europei, la legge italiana consente la raccolta libera dei tartufi nei boschi e negli incolti. Questo significa che il tartufo non è di proprietà del proprietario del terreno e che per riservarsi il diritto di raccolta, è necessario chiedere il riconoscimento di una tartufaia controllata per il proprio terreno.
Tuttavia, questa disposizione è oggetto di controversie tra i “tartufai” locali. Molti di loro vedono il riconoscimento come un’ingiusta sottrazione di un bene collettivo, poiché tradizionalmente la ricerca del tartufo è stata una pratica comune e aperta a tutti.
La segnaletica e la recinzione come misure di protezione
Nel tentativo di trovare un equilibrio tra la conservazione del raccolto e la tradizione di ricerca libera, sono state introdotte misure di protezione. Ad esempio, l’apposizione di segnaletica che indica il divieto di raccolta rappresenta un dissuasore per i cercatori di pochi scrupoli che potrebbero essere attratti dall’alto prezzo del tartufo.
Per affrontare il problema del bracconaggio e della raccolta indiscriminata, alcune tartufaie possono essere recintate. Questa misura serve non solo a proteggere il raccolto dai bracconieri, ma anche a prevenire la raccolta indiscriminata e a tutelare le tartufaie dagli animali selvatici.
Il dibattito in corso
Il dibattito sulla normativa relativa alla raccolta dei tartufi in Italia è ancora aperto. Molti cercatori, proprietari di terreni e associazioni ambientaliste si stanno impegnando per trovare soluzioni che consentano la preservazione dei tartufi e, al contempo, rispettino la tradizione della ricerca libera.
Conclusione
La salvaguardia del raccolto di tartufi in Italia è un argomento complesso che coinvolge legge, tradizione e sostenibilità. Trovare un equilibrio tra questi aspetti è una sfida continua, ma è essenziale per garantire che il Tartufo continui a essere un simbolo della cucina italiana e un tesoro naturalistico da proteggere.
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